Romagnano Sesia: il luogo dell’anima di Alik
La ” Cascina di Alik ” e’ una proprietà composta da due immobili (per circa 700 mq. complessivi), alcuni manufatti agricoli, e circa sei ettari di terreno prevalentemente a boschivo e seminativo, collocata a due km. dall’uscita Romagnano Sesia sull’ autostrada Genova-Gravellona Toce, che incrocia la Milano -Torino e la Milano-laghi.
Pian Cordova (o “Pian Corda” come appare in alcune carte) è, come il nome stesso ci suggerisce, un vasto lembo di prato al confine tra le province di Novara e Vercelli, in cima ad uno dei colli che costeggiano il Sesia, sulla strada verso Alagna, dove la pianura lascia il posto a una montagna che nel giro di pochi chilometri si impenna, inasprendosi, fino a diventare Monte Rosa, in un territorio famoso per i suoi vini, primo tra tutti il Gattinara. Di fronte, il letto del Sesia e in lontananza i paesi di Prato Sesia e Romagnano, con la superba villa Caccia, opera del grande Antonelli. Non lontano, nella stessa direzione, il cammeo naturalistico e architettonico costituito dal lago d’Orta e dal paesino che lo domina, ma anche il lago Maggiore con le sue bellezze, in un territorio famoso per i suoi vini, primo tra tutti il Gattinara.
La tenuta di Pian Cordova è certamente apparsa ad Alik Cavaliere, fin dagli anni Sessanta, come un luogo dell’anima, dove vivere fino in fondo il contatto con quella Natura che è sempre stata uno degli elementi cardine della sua ispirazione: Natura viridans, naturans e naturata, ma anche modificata, in un intenso rapporto dialettico, dall’intervento dell’uomo e, in questo caso, dell’artista stesso. L’intero complesso architettonico e il paesaggio intorno, infatti, conservano opere e tracce visibili dello scultore, che a questo luogo ha anche dedicato una delle sue ultime opere, intitolata appunto “Pian Cordova”, attualmente nel Museo internazionale di Arte Contemporanea a Rovereto.
Sono peraltro ben visibili nella zona del portico e all’interno della cascina, mosaici di marmo dell’artista, nonché sculture in pietra, in numerosi luoghi.
Il limitare del vasto prato è coronato da colline boschive, in parte di proprietà, che sul versante opposto formano la valle del Gattinara, immensa distesa di vitigni pregiati; a guardia dell’intero territorio, i resti del castello di San Lorenzo, vestigia dell’antica opera di incastellamento del territorio, tra XI e XIII secolo.
Gli alberi della zona, in prevalenza acacie e castagni danno un miele straordinario, che nella versione mille fiori è dominato dal profumo amarognolo del castagno, addolcito, tuttavia, variato e arricchito dall’aroma di betulle, aceri, frassini, ontani neri, querce e robinie. Le grandi piante formano un bosco scuro, avvolgente, rigato da ruscelli e impreziosito da molte specie di funghi, primi tra tutti i ricercati porcini: una foresta vivente, abitata da molte specie animali e filtrata a tratti dal sole, che ricorda nella sua animata e sorprendente varietà e nei colori le opere in bronzo di Alik Cavaliere.
Il luogo scelto dal Maestro è, inoltre, e probabilmente non a caso, la porta di una valle che ospita fin dal Cinquecento, un vero e proprio tempio dell’arte figurativa, straordinario per varietà, ampiezza e leggiadria di forme (più di ottocento sculture in legno o terracotta a dimensione naturale e più di tremila affreschi): quel poderoso Sacro monte di Varallo, patrimonio dell’UNESCO, che il poeta Giovanni Testori definiva “Gran Teatro Montano”.
Visibile fin dal grande ponte che collega le rive destra e sinistra del fiume Sesia, il complesso architettonico di Pian Cordova, che da lontano appare come un piccolo borgo, è formato da una parte principale, una grande cascina, contornata da una corte con archi,
che si articola su tre piani; si tratta di un’antica “stazione di posta” e ristorante, di cui reca ancora i caratteri originari, che poi nel corso del Novecento è diventata azienda agricola, per essere infine ristrutturata all’interno. Il complesso contiene poi una depandance, realizzata negli anni ’70 dal prof. arch. Leonardo Fiori, che si inserisce coerentemente, con caratteri di essenzialità e di originalità delle scelte nel contesto architettonico di tradizione e nel contesto ambientale, e appare ben visibile attraverso una corona di porte finestre.
Vi è infine un ampio magazzino, anch’esso regolarmente accattastato, dove sono in parte custodite sezioni delle installazioni del Maestro.
All’interno della cascina, Alik si era caparbiamente ricavato alcuni spazi di lavoro, ristrutturando le zone che erano state il fienile e la stalla e risistemando il pavimento con uno dei suoi noti mosaici policromi.
In questo contesto, Cavaliere lavorava spesso, alternando la creazione artistica alla cura delle sue amate rose e al lavoro di ripiantumazione di una parte del bosco utilizzata per alcuni anni dall’esercito come poligono di tiro. Il lavoro certosino di Alik, carriola e badile, hanno di fatto reso impossibile oggi riconoscere le zone insidiate dalle bombe.
Gli ultimi lavori di Cavaliere, culminati in “Passato, presente… e Pian Cordova”, del 1996, attualmente al MART di Trento e Rovereto, ma che comprendono molti disegni e l’ultimo grande albero incompiuto, si configurano tutti come studi indirizzati a realizzare a Pian Cordova un vasto parco di sculture a cielo aperto che testimoniasse e conservasse la sua opera, intesa come un tutt’uno, un insieme, un complessivo percorso di ricerca ed elaborazione artistica. Anche se la morte ha interrotto questo emozionante disegno rimasto purtroppo incompiuto, Pian Cordova resta intrisa dell’impegno artistico di Alik Cavaliere, conserva nei mosaici e nell’impianto le vestigia della sua sensibilità e si riflette, amata, inseguita ed esplicitamente richiamata, nella sua poetica.