Albero
1968 bronzo, acciaio, 39x42x40,5 cm., Collezione privata, Milano
1 gennaio 1963, Taccuino numero 13:
La natura che mi circonda: è incantevole, mutevole e varia, misteriosa e affascinante.
L’imitazione della natura è banale, tuttavia alcuni esempi di imitazione della natura, negli antichi, rivelano intatta la carica di idee e il fascino del mistero.
E’ quindi ciò che noi desideriamo rappresentare che conta e la natura è miniera di stimoli. Non sopportiamo più la possibilità di rappresentazione impressionista casuale (né la taschista [il riferimento è al realismo socialista] che le fa seguito), né una rappresentazione statica, archeologica e limitatamente riassuntiva (astratta?). L’assoluto, un campo di colore rappresentativo e riassuntivo, non appaga il nostro desiderio di entrare nelle cose, moltiplicarle, dimezzarle, scoprire la loro dinamica interna e il loro divenire.
[…]
Oltre a ciò devo aggiungere che i suggerimenti della natura sono tali che una imitazione diverrebbe follia (vedi la novella di Hawthorne), una nostra invenzione (sia pure innestata sui suggerimenti di ciò che ci circonda) può in parte elevare il nostro spirito e fornirgli soddisfazione.
Una invenzione continua, innestata sul nostro pensiero, sul nostro amore della “realtà”.”